6 AGOSTO, FESTA DI SAN SALVATORE
Racconto di Eugenio Antonelli
San Salvatore era una festa importante; la più importante dopo quella della Madonna del Santissimo Rosario in Ottobre.
San Salvatore è il patrono di Montelago e nel tempo tanti sono stati i montelaghesi che hanno portato questo nome.
Era la festa che segnava la fine o quasi, della stagione della mietitura.
Solo qualche piccolo appezzamento coltivato ad orzo nei campi sul monte alto non erano ancora stati mietuti. Era la festa delle famiglie e, dato che cadeva nel periodo feriale, le case erano piene di gente che tornava al paese per godere di buona compagnia, aria di montagna e anche di qualche piatto tipico preparato da madri e nonne. Non c’era una tradizione speciale di cucina, ma di sicuro era un giorno in cui si mangiava e si beveva “a stufo”. Era una festa che alle galline e ai conigli non piaceva poi molto!
Quel giorno arrivavano a Montelago a piedi persone da Isola Fossara, Casiquattro, Le casacce, Montebollo, La Pantana, Le Rucce, e tanti altri paesi dei dintorni .
Era gente buona e conosciuta e, chi in una casa chi in un’altra, tutti trovavano un posto a tavola.
In questo giorno speciale era d’uso suonare le campane a festa. I giovani salivano sul campanile e suonavano.
“Quel sono c’arrempia de na contentezza che nun se pò ariccontà. Pure adè quanno c’arpenso, me pare de sentille que le campane, e quasi quasi me vene giù le lagrime. Me pare ‘ncora de vedè le sagome de Neno de Mimmo, Alfonso de Pio, Salvadore de Maracca
e qualchedun’antro a daie co que la corda e col batuocco”
Si faceva una processione e ci si fermava nei vari altari allestiti per l’occasione. L’elevazione del Santissimo era davanti casa del “Burino”.
Il pomeriggio si stava insieme e si giocava; popolare era il gioco de le bocce. Allora non c’era la piazza e si giocava nei vicoli.
In cima alla piazza c’era un’osteria , sempre piena de gente che giocava a carte e a morra.
La sera si ballava “la festa da ballo”: “si semma fortunate venia a sona’ Giombo, sinnò Gioanne de Merluzzetto o ‘l fratiello, più tardo Giannetto
e prima babbo co l’organetto “
Si ballava dove si trovava l’importante era che la saletta avesse le travi buone come casa de Gigia, casa de Bartoccia, la saletta d’Ustazzio,
o casa dei Antonelli .
Le vecchiette si mettevano a sedere tutte intorno e facevano i commenti su uno o sull’altro “nun ie sfuggìa gniente”.
Poi tutti a dormire perchè il giorno dopo si ricominciava ad “ardunà le gregne” e “fa le mete su l’aie che verso ferragosto arrigàa la machina da batte”.